Il Premio Bartolo da Sassoferrato

Franco Todescan

Tommaso Greco

Stefano Malpassi

TOMMASO GRECO, FRANCO TODESCAN E STEFANO MALPASSI
I VINCITORI DELLA II EDIZIONE DEL PREMIO “BARTOLO DA SASSOFERRATO” PER LE SCIENZE GIURIDICHE

La Giuria del Premio “Bartolo da Sassoferrato per le scienze giuridiche e politico-sociali” presieduta da Luigi Lacchè e di cui sono Membri: Galliano Crinella, Anna Maria Lazzarino Del Grosso, Beatrice Pasciuta, Diego Quaglioni, Giuseppe Severini e Ferdinando Treggiari, ha definito il quadro dei vincitori della II Edizione, la cui cerimonia conclusiva, con la consegna dei riconoscimenti, si terrà in Sassoferrato, città natale del grande giurista, Sabato 22 Giugno 2024.

Questi i Premiati:

TOMMASO GRECO nella Sezione “Pensare la pace”, per i suoi pregevoli studi su Simone Weil, Norberto Bobbio, e sul pacifismo giuridico;

FRANCO TODESCAN, nella Sezione “Autore di una pubblicazione edita su temi o figure della storia del diritto o di argomento politico-sociale in età medioevale, moderna o contemporanea”, per il volume dsl titolo: Auctoritas non veritas facit legem. Variazioni sinfoniche su giusnaturalismo e volontarismo giuridico (Wolters Kluwer – CEDAM), Milano 2023;

STEFANO MALPASSI, nella Sezione “Opera prima”, per il volume dal titolo: La democrazia economica americana. Alla ricerca di un ordine politico del mercato. Tra cultura individualistica e tentazioni corporativistiche (1919-1939), Giuffrè. Milano, 2022.

Pensare la pace” è la terza Sezione che, a partire dalla II Edizione 2024, si aggiunge alle altre due Sezioni, per affermare un principio: che difendere il diritto non significa necessariamente farlo attraverso l’uso della forza, e che è necessario imparare a pensare e a difendere la pace a partire dalla pace e non dalla violenza e dalla guerra, facendo leva sul diritto che è, di per sé, strumento di pace e che tende all’armonia e alla convivenza senza conflitti nei e tra i popoli.

Nella I Edizione il Premio era stato conferito a JEAN-LOUIS HALPÉRIN (Ècole normale supérieure di Parigi) e ARIANNA LIUTI (Università di Roma Tre).

Il Premio si avvale del Patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Marche, del Comune di Sassoferrato e delle Università di Bari, Camerino, Firenze, Macerata, Palermo, Perugia, Pisa, Politecnica delle Marche, Siena, Urbino Carlo Bo.

Il Premio è promosso ed organizzato dall’Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato”.

Il Premio “Bartolo da Sassoferrato” per le scienze giuridiche e politico-sociali è l’iniziativa promossa dall’Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato”, che si affianca alla promozione di incontri, Seminari, Convegni e all’attività editoriale dell’Associazione. La prima edizione del Premio si terrà entro il corrente anno 2023. La scelta dei premiati sarà operata da un Giuria di sette membri, studiosi di scienze giuridiche e politiche. Per quanto concerne la struttura del Premio ci si sta orientando per due Sezioni, una rivolta alle tesi di dottorato di giovani studiosi italiani, e non solo italiani, una seconda per uno studio sui temi del diritto e delle teorie politiche in età medioevale, moderna e contemporanea. Nei prossimi mesi saranno definiti e resi noti il regolamento del Premio e la composizione della Giuria.

AD HALPERIN E LIUTI IL I° PREMIO BARTOLO DA SASSOFERRATO

SASSOFERRATO. Si è tenuta sabato 16 settembre 2023, presso la Sala del Consiglio Comunale (g.c.), la cerimonia conclusiva della prima edizione del Premio “Bartolo da Sassoferrato” per le Scienze giuridiche e politico-sociali, condotta da Anna Amori, promossa dall’Istituto internazionale di Studi Piceni “Bartolo da Sassoferrato” e organizzata in collaborazione con il Comune di Sassoferrato. 

Un folto pubblico presente all’evento, che ha visto anche la partecipazione del Prefetto di Ancona Dottor Darco Pellos, del Vescovo Emerito della Diocesi di Fabriano-Matelica Mons. Giancarlo Vecerrica, delle autorità politiche (il Sindaco di Sassoferrato Maurizio Greci, l’Assessore alla Cultura della Regione Marche Chiara Biondi, il Sindaco di Fabriano Daniela Ghergo, l’Assessore alla bellezza del Comune di Fabriano Maura Nataloni, il Consigliere regionale Carlo Ciccioli) e delle autorità militari (il Col. dei Carabinieri Carlo Lecca, il Dottor Angelo Sebastianelli, Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Fabriano, in rappresentanza del Questore di Ancona Dottor Cesare Capocasa, il Cap. Mirco Marcucci, il Dottor Gennaro Pietroluongo della Tenenza della Guardia di Finanza di Fabriano, il M.llo Maggiore Matteo Prencipe, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Sassoferrato).

Dopo gli indirizzi di saluto, la Giuria, presieduta da Luigi Lacchè, e di cui fanno parte Diego Quaglioni, Galliano Crinella, Anna Maria Lazzarino del Grosso, Beatrice Pasciuta, Giuseppe Severini e Ferdinando Treggiari, ha consegnato l’opera Medaglia (1950) del grande Edgardo Mannucci ai due premiati, Jean-Louis Halperin (École Normale Supérieure di Parigi) e Arianna Liuti. A seguire le motivazioni. 

Per Halperin: “La Giuria ha ritenuto di conferire, all’unanimità, il Premio “Bartolo da Sassoferrato” per le Scienze giuridiche e politico-sociali al Prof. Jean-Louis Halperin per l’opera Histoire des droits en Europe de 1750 à nos jours, Paris, Flammarion, 2020.  Il Prof. Halperin, da annoverare tra i più originali e brillanti storici europei del diritto, docente presso la prestigiosa Ecole Normale Supérieure di Parigi, autore di lavori fondamentali, ha disegnato magistralmente nell’opera premiata le linee portanti dello sviluppo e delle trasformazioni del diritto dalla metà del Settecento a tutta l’epoca contemporanea, offrendo un innovativo contributo alla cultura giuridica europea. Grazie ad una forte consapevolezza metodologica e ad un sorvegliato approccio storico-comparativo, Halperin ha saputo distillare decenni di ricerche in un vasto ed originale affresco che rappresenta – nella convinzione profonda della storicità del diritto – i principali snodi della complessa costruzione europea dei diritti tra differenze e tratti comuni, convergenze e radicati particolarismi”.

E per Liuti: “Il volume illustra e commenta, dal punto di vista della storia del pensiero politico, l’opera più fortunata di Margaret Cavendish (1623-1673), pubblicata a Londra nel 1666, ma riscoperta, in una prevalente ottica di storia di genere, solo a partire dall’ultimo quarto del Novecento. Grazie a un vaglio scrupoloso del testo, messo a confronto con l’intero corpus degli scritti della poligrafa nobildonna, ai puntuali  richiami alla sua vicenda biografica, drammaticamente influenzata dalla stretta vicinanza ai sovrani Stuart sia della sua famiglia d’origine, sia del marito William, e grazie a una lettura tesa all’individuazione delle molteplici e contraddittorie suggestioni, dovute allo straordinario humus culturale con il quale i circoli intellettuali intrattenuti  o frequentati dal Cavendish la mettevano ad entusiasmante contatto, Liuti offre al lettore una ricostruzione compiuta e di notevole respiro critico, ben  strutturata e accattivante nell’esposizione, solida nel metodo e originale nei suoi risultati”.

La cerimonia si è chiusa con un’erudita ed originale lectio magistralis del prof. Halperin sul tema: Mos italicus e mos gallicus nel XXI secolo. Il testo sarà pubblicato prossimamente, insieme con il brillante intervento di Arianna Liuti, dall’Istituto “Bartolo da Sassoferrato”.

OMAGGIO A BARTOLO

Le sopracciglia leggermente aggrottate, come a trattenere un’intuizione che non può andare perduta, come se il tempo non fosse abbastanza. Il corpo saldo, fermo, ben piantato, radicato nel presente. In mano, la sapienza che scriverà il futuro, fogli di marmo bianco che Bartolo riempirà di quella scienza divenuta architettura della nostra società. 

La statua nel cortile d’onore della Corte di Cassazione a Roma campeggia, nel dettaglio di un volto stampato su grandi manifesti, nella sala comunale di un piccolo borgo marchigiano, Sassoferrato, dove si tiene la prima edizione del Premio per le scienze giuridiche e politico sociali intitolato al giurista forse più celebrato di tutti i tempi.  

A vincerlo uno storico francese, Jean-Louis Halperin con il volume Histoire des droits en Europe de 1750 à nos jours in cui si raccontano le trasformazioni cruciali del diritto dal Settecento a oggi, gli snodi fondamentali della costruzione europea; e una giovane studiosa italiana, Arianna Liuti, per un’opera prima, Il Blazing World di Margaret Cavendish e l’utopia della Restaurazione, che nel narrare le contraddizioni di una donna e di un’epoca ci mostra come la vera utopia sia riavvolgere la storia, “perché non si può tornare indietro, non si può arrestare il tempo”. 

Studiosi, qualcuno direbbe eruditi, gli scienziati seduti sulle poltrone di velluto eredi di Bartolo. Li osservo immersi nel racconto di una storia apparentemente lontana e distante, come distante è all’apparenza l’opera del giurista trecentesco che anni fa ammirai, proprio qui, affidata ad antichi libri, preziose cinquecentine. Eppure la loro è una scienza che è appassionata di presente e conduce al cuore del nostro tempo, nella società in cui viviamo, ed anche dentro quegli equilibri fragili che fanno la differenza tra un tempo di pace ed uno di guerra. Perché il diritto, la legge, e la riflessione su di essa hanno contributo alla forma del nostro mondo, una forma per la quale a Bartolo siamo debitori. 

C’è una punta di orgoglio nel mio scrivere, oggi, perché in questa terra ci sono alcune delle mie radici. “Lucerna iuris”, “oracolo di Apollo”, paragonato a Dante, osannato già in vita, mito per generazioni di studiosi, Bartolo è nato qui e qui la sua vita ed eredità continua ad essere indagata e diffusa dall’Istituto internazionale di studi piceni.  Una vita tanto breve quanto intensa, e a tratti misteriosa, in quel Trecento di mutamenti che hanno fatto l’Europa. Una vita così intensa da lasciarci un’opera vastissima che è materia viva, sostanza delle nostre leggi e del moderno diritto internazionale, soprattutto idea potente di una “norma” che deve coniugarsi con la quotidianità degli uomini. Il suo de Tyranno, lucido atto d’accusa contro l’arbitrio e la legittimazione del potere sulla base della sola forza, rappresenta un passaggio fondamentale nella costruzione del diritto pubblico europeo, come la sua lezione sulla coesistenza di una pluralità di ordinamenti, dal più piccolo, fino a quello universale, allora chiamato “Impero”. 

Qui, ai piedi dell’Appennino, si premiano le donne e uomini che continuano a interrogarsi sul ruolo del diritto nella nostra vita. Un premio per le scienze giuridiche, ma anche “politico sociali” perché questo fu Bartolo, alla cui scuola arrivavano giovani da tutta l’Europa. Un maestro, simbolo della cultura italiana, tra gli “spiriti grandi di quell’epoca che continuano ad insegnare umanità … La (sua) opera ha dato una impronta decisiva e permanente alla cultura politica giuridica europea”, ha ricordato Diego Quaglioni. 

“Mos italicus e mos gallicus nel XXI secolo”: aggiunge complessità a complessità, Halperin, nella sua lectio magistralis. Eppure, il confronto tra le scuole italiana e francese d’interpretazione del diritto, non è solo materia per gli studiosi, ma comparazione fondamentale che mostra non solo quanto il “diritto italiano [sia stato] un fenomeno fondamentale per il diritto europeo”, come ha ricordato Halperin, ma anche come sia davvero impossibile parlare di culture giuridiche – e dunque politiche – “nazionali”. “Nazionalismo giuridico”, che lo spirito comparativo smonta pezzo per pezzo, insieme a quello che lo storico francese chiama “determinismo delle frontiere”. 

Da Sassoferrato, da questa terra di grandi giuristi, giunge dunque un invito a interrogare la storia, a usare la scienza, a entrare nella complessità della formazione delle nostre leggi – di europei – per sfidare pregiudizi e luoghi comuni – molti, come quello citato che vuole la Francia stato laico per eccellenza contro un’Italia sempre e solo confessionale – che fuori dagli spazi inaccessibili della ricerca diventano fondamento di una visione del mondo, della nostra convivenza, dell’organizzazione dello Stato.  Un invito da accogliere, ancora di più oggi, in un tempo in cui la storia secolare del tentativo di bandire la forza come strumento di relazione tra esseri umani, comunità e poteri, rischia di essere dimenticata e tradita. 

Elena Pasquini
16 Settembre 2023